In epoca romana la festa più importante dell’anno erano i Saturnalia, che coincidevano con i giorni del Solstizio invernale (21 dicembre), quando il Sole sembrava stentasse a risorgere e la morte apparente della Natura andava esorcizzata con speciali rituali, affinché il Sole riprendesse il suo corso.
I Saturnalia erano un rito di passaggio dall’Anno Vecchio all’Anno Nuovo, molto simile alle nostre feste di Natale e Capodanno. Si scambiavano regali, si preparava un grande banchetto per allietare la lunga veglia notturna, in attesa che sorgesse il Sole del nuovo anno. Vi era un gioco molto simile all’odierna tombola: i numeri estratti avevano anche funzioni oracolari, e servivano a predire il futuro.
Va ricordato che per gli antichi il tempo non era in continuo divenire come è oggi, ma era ciclico e circolare: iniziava con il Solstizio invernale (21 dicembre), proseguiva con una parabola ascendente e la lenta rinascita della Natura fino a primavera dopo l’Equinozio (21 marzo). Poi continuava fino al Solstizio estivo (21 giugno) che segnava il massimo rigoglio della Natura e la stagione della mietitura. Lì aveva inizio la parabola discendente fino all’Equinozio d’autunno (23 settembre) che era il momento della semina, per poi tornare al punto di partenza con il Solstizio invernale del 21 dicembre.
Molti edifici romani erano orientati in modo da creare illuminazioni (ierofanie) proprio nei giorni del Solstizio Invernale. Lo abbiamo scoperto nella Villa Adriana di Tivoli, negli edifici di Roccabruna e Accademia.
Nell’Accademia nei giorni del Solstizio invernale, il Sole entra da una porta all’alba, e i suoi raggi illuminano l’edificio per tutta la sua lunghezza, attraversando anche il Tempio di Apollo,
Nei giorni del Solstizio estivo, al tramonto, il percorso dei raggi del Sole si inverte di 180°, ed entrano dalla porta sul lato opposto verso nord.
A Roccabruna stessa cosa avveniva nel Tempietto al piano superiore (andato distrutto),
All’alba del Solstizio invernale il Sole entrava dalla porta principale, situata in cima ad una scalinata, coincideva col il momento in cui si aprivano le porte del tempio per «svegliare» e vestire la dea Iside. Il Tempietto doveva somigliare a quello che si vede in un affresco di Ercolano.
Nella sala a cupola del piano inferiore di Roccabruna nei giorni del Solstizio invernale, uno speciale condotto luminoso crea ancor oggi un Cerchio di Luce all’interno della cupola.
Nei giorni del Solstizio estivo, al tramonto, si vede l’illuminazione più spettacolare, con una Lama di Luce creata dal condotto luminoso al centro della facciata principale
Le illuminazioni erano un segnale sacro luminoso: quelli erano i giorni giusti per celebrare rituali legati ai Saturnalia e a Fors Fortuna, come spieghiamo in dettaglio nel nostro libro «Villa Adriana. Architettura Celeste. I Segreti dei Solstizi» che potete acquistare nel sito web di Rirella Editrice.
Originariamente i Saturnalia erano dedicati al dio Saturno. Quando venne sostituito da Dioniso, ai vecchi rituali si aggiunsero le feste sfrenate e le abbondanti libagioni tipiche del suo culto. Negozi, scuole e tribunali venivano chiusi, le guerre erano sospese.
Nel III secolo d.C. ai Saturnalia si sovrappose il culto del Sol Invictus, divinità solare d’origine orientale che fu importata nel 218 d.C. per un breve periodo dall’imperatore Elagabalo.
Nel 274 d.C. l’imperatore Aureliano ne fece il culto di Stato ufficiale. Il dio Sole era Dominus Populi romani, e l’imperatore Aureliano divenne Dominus et Deus, divinizzato già in vita in quanto discendente del dio Sole per nascita.
Il Sol invictus era il Sole invincibile, che rinasceva ogni giorno ed ogni anno a nuova vita e sconfiggeva le tenebre e la Morte.
L’imperatore Adriano era raffigurato come Sol Invictus alla guida della Quadriga del Sole, in una scultura in bronzo che sembra fosse in cima al suo Mausoleo, l’attuale Castel Sant’Angelo a Roma, come spieghiamo nel nostro libro «Castel Sant’Angelo. Mausoleo di Adriano. Architettura e Luce», che potete acquistare nel sito web di Rirella Editrice.